Con l’inaugurazione del Port Community Systems (PCS) di Palermo e Catania la settimana scorsa si è quasi concluso il giro di attivazione dei sistemi informatici che permettono ai porti di attivare servizi e collegamenti con operatori marittimi, aziende di logistica e autotrasporto, spedizionieri, gestori di infrastrutture e le banche dati delle pubbliche amministrazioni presenti nel porto come l’Agenzia delle Dogane, Capitanerie di Porto e Autorità Portuali. Il tutto sotto il segno della semplificazione, nel tentativo di fluidificare i flussi tagliando tempi di attesa per il carico e scarico e quelli per produzione della documentazione per lo sdoganamento delle merci. Una realtà già presente in alcuni porti, come per esempio Genova e Civitavecchia, tra le prime ad attivare i collegamenti con la Piattaforma Logistica Nazionale. In dirittura d’arrivo in 9 porti sardi e a Napoli e Salerno. Ma la misura M3C2 del Pnrr «Intermodalità e Logistica Integrata», Investimento 2.1 «Digitalizzazione della Catena Logistica», con un valore complessivo di 250 milioni di euro, ha promosso l’omogenizzazione funzionale dei sistemi esistenti e lo sviluppo di sistemi analoghi nei porti ancora non connessi.
Il bando per la digitalizzazione delle aziende di logistica e autotrasporto
Una partita seguita dal ministero guidato da Matteo Salvini con diversi bandi, gestiti da RAM, la società in house del Mit, nata per favorire l’intermodalità. «Il progetto non finisce con i finanziamenti del Pnrr – chiarisce Francesco Benevolo, Direttore generale di RAM – Contiamo nel giro di 5-10 anni di digitalizzare completamente la logistica italiana coinvolgendo tutte le modalità. Si tratta di una grande occasione anche per le aziende che devono contribuire investendo nel digitale». Investimenti che il MIT sosterrà almeno fino al 40% della spesa grazie a un bando per un valore complessivo di 175 milioni, attualmente in elaborazione che dovrà essere pubblicato entro la fine del 2024, in linea con le scadenze del Pnrr. I contributi andranno a favore delle aziende di logistica e autotrasporto che decideranno di investire, attivando sistemi digitali per collegarsi a porti, interporti e altre infrastrutture. Si tratta dell’ultimo step delineato dal piano che arriva dopo il bando dell’ottobre 2023 che ha finanziato i PCS con 16 milioni di euro, l’altro di 30 milioni di euro per l’implementazione del nodo centrale, ovvero la piattaforma intermodale, un’altra tornata pari a 10 milioni è andata alla digitalizzazione degli interporti. Progetti che viaggiano di pari passo con il PNS, il Polo strategico nazionale, creato con una convenzione tra TIM, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti e Sogei per mettere in piedi un’infrastruttura ad alta affidabilità per le tecnologie della pubblica amministrazione. Un’esigenza più che mai sentita per le infrastrutture della logistica, soggette al cybercrime.
I porti digitali
Dal prossimo primo luglio, quindi, tutti i porti italiani dovranno garantire i servizi base attraverso il Port Community Systems, ovvero la digitalizzazione dei varchi di ingresso, la localizzazione dei parcheggi e delle piattaforme. Insomma, il disco verde che dovrebbe tagliare code e disagi purtroppo all’ordine del giorno nei maggiori porti italiani. Tra i PCS più longevi troviamo Genova, Civitavecchia e Ravenna che hanno attivato il sistema proposto dal ministero delle Infrastrutture attraverso la PLN. Trieste ha avviato da tempo un suo sistema al quale hanno attinto Catania, Palermo e Ancona, mentre Livorno condividerà la tecnologia ai 9 porti sardi (che a giorni dovrebbero annunciare l’attivazione) e a Napoli e Salerno, anche loro in dirittura d’arrivo. Venezia sta attuando l’adeguamento e il potenziamento dei sistemi, come Bari e Brindisi.
Ai servizi base, con l’implementazione delle soluzioni informatiche, i porti potranno offrire anche altri servizi, più sofisticati e personalizzati sia agli operatori marittimi, ma anche alle aziende di logistica e di autotrasporto. Il passaggio essenziale sarà però il collegamento tra le aziende e i sistemi attivi nei porti.