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Unatras replica a Confindustria: liberalizzate il mercato e i nostri costi non saranno più incomprimibili

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Quanto si scrive nel mondo dell’autotrasporto! La diatriba sui costi minimi, ormai, sembra più un feuilleton, un romanzo d’appendice scritto a più mani a cui giorno dopo giorno, mese dopo mese, si aggiunge un nuovo capitolo. E il capitolo di oggi è veramente appassionante. Segna il ritorno alla scrittura di Pasquale Russo nella veste del segretario generale di Unatras. Ma soprattutto registra una replica secca, puntuale e argomentata alla missiva con cui si era chiuso il capitolo precedente, quella che una lunga serie di associazioni legate a Confindustria aveva inviato al presidente del Consiglio Mario Monti per chiedere nei fatti l’abrogazione dei costi minimi. Vediamo allora, periodo dopo periodo, il ragionamento che Unatras invia allo stesso Monti.  

I costi dell’autotrasporto? Incomprimibili per scarsa concorrenza nelle “industrie” da cui acquista
La considerazione di partenza riguarda il carattere dei costi sopportati dalle aziende di autotrasporto: tutti “incomprimibili”. Perché è tale il costo del gasolio, è tale il premio assicurativo, è tale il costo del personale, doppiamente disciplinato dai contratti collettivi e dai regolamenti comunitari, è tale l’utilizzo delle infrastrutture stradali. Può subire variazioni quello per l’acquisto dei veicoli, ma comunque visto che si tratta di una voce spalmata su anni di ammortamento, poi alla fine risulta poca cosa. Tutto questo per dire – incalza Russo – che l’autotrasporto acquista i prodotti utili al suo lavoro da “industrie” confindustriali che operano in un settore in cui la concorrenza lascia un po’ a desiderare. Perché se così non fosse anche i costi dell’impresa di autotrasporto potrebbero non essere così rigidamente cristallizzati e incomprimibili.
E sarebbe bello e utile, ma a tale scopo – prosegue sempre la lettera di Unatras – è necessario che le imprese aderenti a Confindustria risolvano «le fortissime criticità che loro stesse producono in materia di concorrenza e che tanto pesano sul sistema Italia, piuttosto che chiedere l’abolizione di una norma ispirata unicamente alla tutela della sicurezza stradale, che mira ad evitare che il mercato si muova nella sola logica della competizione più esasperata da parte di chi decide di non rispettare le regole e l’etica di impresa».
Insomma, prima di venire ad accusare di scarsa concorrenza un settore, pensate a liberalizzare quei settori che di fatto non consentono a quello stesso settore di contenere i costi.  

La sicurezza? Una valore costituzionale che limita l’iniziativa economica privata
La seconda parte della lettera è dedicata alla presunta contrarietà della normativa sui costi minimi con la Costituzione e con la normativa comunitaria. Qui Russo non fa grandi sforzi, ma si limita a leggere l’art. 41 della carta costituzionale per trovare un argomento che sembra scritto apposta per dare sostegno al celeberrimo art. 83 bis: «l’iniziativa privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo tale da recare danno alla sicurezza». Come a dire, che la salvaguardia della sicurezza è un valore costituzionalmente protetto che limita l’iniziativa economica privata.
Ma anche rispetto alla presunta incompatibilità comunitaria non c’è molto da dire, quanto da ricordare – come fa Unatras – che la Commissione europea è stata interessata della questione dalla stessa Confindustria nel gennaio del 2011 e ha concluso asserendo che non ci sono elementi di distorsione della concorrenza.
Poi per carità – aggiunge Russo – è  «legittimo che chiunque ritenga di dover adire al Tribunale amministrativo per l’impugnativa di un atto ritenuto illegittimo lo possa fare», ma a quel punto non rimane che una strada: attendere che lo stesso tribunale si pronunci. Anche se, laddove l’atto in questione dovesse essere giudicato viziato, è sempre il Parlamento che può modificare la legge che lo ha ispirato. Ferma restando la possibilità eventualmente di sanarlo.
Pesano su tutto questo i giudizi dell’Antitrust? Russo fa spallucce, nel senso che anche su questo preferisce non rispondere rinviando al riuscitissimo e fortunatissimo capitolo dello stesso feuilleton sui costi minimi redatto dallo stesso ministero dei Trasporti e pubblicato con la firma del capo di Gabinetto, Mario Torsello, che ha risposto ai rilievi di questa Autorità in maniera veramente abbondante. Altro non c’è da aggiungere.

La bella chiosa
La chiosa è pure stile. Serve a ricordare l’importanza dell’autotrasporto (garantisce la movimentazione dell’85% delle merci in Italia), le sue criticità (per cui non può vivere una posizione dominante rispetto alla committenza), la sua voglia di rispettare le regole e la sicurezza. Un assist che Monti – chiude la lettera – siamo certi che potrà solamente mettere in rete (vale a dire condividere).

E a voi tutti appuntamento al prossimo capitolo.

Allegati

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Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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